Elaborato di Alexandru Creanya

Alexandru Creanya

L’essere umano nasce con davvero poche paure, principalmente quella delle altezze e dei rumori forti, la maggior parte delle altre sono apprese. Alcuni ne apprendono più di altri e le fanno diventare parte del loro stile di vita, rendendole una costante. Una delle cose che maggiormente inquietano l’uomo è l’incertezza, specialmente quella del futuro.
“Abitare l’incertezza” può sembrare un concetto negativo e soprattutto che spinge ad abbandonare tutto e a lasciarsi andare, proprio per l’impossibilità di realizzare previsioni o di sapere cosa accadrà nel tempo che deve ancora arrivare. Con la pandemia e il frequente cambio di notizie, decreti e leggi, quest’incertezza è stata esasperata per molte persone.
Come è possibile “abitare l’incertezza”; quando da secoli il verbo abitare è per antonomasia sinonimo di stabilità? La risposta varia in base alla propria definizione che ognuno sceglie di dare all’incertezza.
Solitamente la connotazione che viene attribuita alla parola è negativa, ma la situazione cambia completamente se l’ “incertezza” viene considerata come la rappresentazione di un contesto in continua evoluzione, presumibilmente positiva.
Tutti noi siamo stati duramente colpiti dalla pandemia, alcuni territori più di altri, e questo ha causato nella popolazione un’ondata di incertezza e soprattutto di paura. Ognuno per un certo periodo di tempo si è trovato chiuso nella propria abitazione, a volte caldo rifugio dai pericoli, ma in altre occasioni quasi una prigione, da cui, per la prospettiva di un bene superiore, non è permesso di uscire.
L’incertezza ha un funzionamento analogo, infatti in certi casi ci permette di non esporci ai pericoli e di proseguire un’esistenza serena e tranquilla e in altri diventa una gabbia che ci impedisce di vivere il mondo esterno.
I due termini, se abbinati, amplificano il loro significato, sia in senso positivo che negativo.
“Abitare l’incertezza” non significa accontentarsi del proprio austero ambiente, ma lacerare i lembi dell’ignoto, in vista di nuove prospettive, che possono spaventare, ma contemporaneamente aiutarci a crescere. Tale ragionamento può essere applicato ad ogni campo, nei rapporti umani, nelle esperienze di vita e nello studio; sta a noi scegliere dove utilizzarlo.
Una volta espansa la propria conoscenza, bisognerà ripetere l’operazione e in questo modo il concetto di “abitare l’incertezza” diventerà qualcosa di perpetuo che permetterà grandi cambiamenti, a livello personale e umano.
Il concetto di “ripensare il futuro” sembra in antitesi con quanto fino ad ora annunciato, infatti “pensare” stride con l’idea di una continua esplorazione, ma quella piccola particella che precede il verbo: “ri” trasmette il concetto del continuo sviluppo e dell’innovazione perenne.
La vita, per quanto lunga possa sembrare, è davvero breve e l’ignoto è molto più ampio rispetto a quanto possiamo sperare di scoprire in pochi anni.
Per questo motivo è essenziale non aver paura di spingersi oltre ciò che già sappiamo, bisogna essere affamati di conoscenza, di esperienze e di emozioni, poiché ciò concorre a dar forma al nostro “io”.
La pandemia ha tolto a molte persone la voglia di “navigare in mare aperto” e ha incrementato le paure, mentre in altri casi ha spinto a tagliare le corde che ancora tenevano ancorati alla terraferma e ha fatto comprendere i veri valori della vita.
Addentrarsi in mare aperto è davvero pericoloso, si va incontro a molti rischi e naufragi, ma nessuna nave è stata costruita con grandi vele per rimanere al sicuro.
Questo testo potrebbe risultare di difficile interpretazione, ma ha permesso di levare anche solo un ancora e lasciare il porto, allora sarà risultato di piena efficacia.
Se invece il lettore dovesse risultarne annoiano o perplesso me ne scuso e mi permetto di riassumere il contenuto con una terzina che il sommo poeta fa pronunciare all’eroe simbolo del viaggiatore: “Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

Torna indietro