Elaborato di Alfredo Piantoni

Alfredo Piantoni

Ogni persona nel corso della propria vita attraversa momenti più o meno duri, in cui si trova senza punti di riferimento, provando un gran senso di smarrimento. La nostra esistenza sembra procedere tranquillamente senza intoppi, sino a quando all’improvviso un evento del tutto inaspettato subentra nella nostra quotidianità e ci porta via tutto quello che abbiamo.
In questi momenti ci si interroga su quale sia il vero senso della vita e quanto compiuto finora abbia senso.
La pandemia ha avviato questo processo per molti di noi, specialmente per i più giovani, che probabilmente hanno temuto per il proprio futuro, le amicizie e l’educazione scolastica.
Ognuno aveva dei piani e delle prospettive, che di fronte ad una pandemia, evento del tutto inaspettato, sono stati stravolti, anche a causa del crollo di interi settori.
Questo tragico evento però può essere indagato anche da un altro punto di vista, infatti, nei momenti di solitudine, magari imposta a causa del lockdown, tutti abbiamo dovuto scontrarci con noi stessi e volenti o nolenti siamo entrati in contatto con ciò che siamo veramente e soprattutto con ciò che riteniamo importante. Il lockdown e i vari periodi di mobilità limitata hanno amplificato i nostri valori, infatti chi considera l’amicizia il proprio pilastro portante ora si gode ogni singolo momento con i propri coetanei, chi da studente fa della scuola un impegno a tempo pieno, non rimpiange più le lunghe lezioni in presenza o la sveglia che al mattino puntualmente suona prima che sorga il sole.
Questo evento dunque ci offre un’ occasione pressoché unica di chiederci se davvero la strada che stiamo intraprendendo sia quella migliore per noi e rappresenti ciò che vogliamo fare per gran parte della nostra vita. Se la risposta è affermativa la scelta migliore è quella di continuare ad impegnarsi, addentrandosi sempre di più nel mare aperto della conoscenza.
Se invece la risposta dovesse essere negativa?
Questa è la svolta, la “scusa” che forse dentro di noi stavamo cercando e che serve a spingerci ad un cambiamento, magari anche radicale. L’unica soluzione è lavorare su se stessi e coltivare sogni e passioni, poiché è l’unica strada per raggiungere alla felicità. Questo processo di crescita ci coinvolge tutta la vita ed è sprovvisto di un punto di arrivo, ciò che regala soddisfazione e gioia non è la metà, ma il percorso stesso. Quest’ultimo è irto di incertezze, di dubbi e di momenti in cui ci si sentirà da soli, abbandonati, ma in futuro ci si renderà conto che sono state le battaglie più difficili a darci i migliori insegnamenti nella vita. Il nostro percorso di crescita può essere rappresentato con un mare, molto ampio, di cui non si vedono i confini, in cui ci si può addentrare molto in profondità, ben consapevoli dei “mostri” – tutti quei pensieri che ci spaventano – che potremmo incontrare, senza possibilità di fuga, ma solo quella dello scontro, o per meglio dire dell’affronto.
Le vie da percorrere sono infinite, ogni direzione è perseguibile, e la bella – o forse dura – notizia è che i capitani siamo noi e che possiamo scegliere dove dirigerci.
La meta non deve essere scelta a caso e ognuna è dignitosa, ma senza dubbio vi sono percorsi più difficili, e più soddisfacenti, di altri, che probabilmente non ci porteranno in ricchi porti affollati, ma al contrario in luoghi sperduti, in terre vergini tutte da esplorare, dando origine a nuove avventure.
Le prospettive possono non essere allettanti, nell’ignoto vi è un alone di fascino, ma al contempo anche uno più tenebroso che in pochi scelgono di intraprendere.
E’ qui che subentra il concetto di “vivere nell’incertezza”, infatti nelle condizioni attuali per l’uomo è impossibile prevedere il futuro, qualunque strada si scelga e i pericoli sono sempre presenti, perciò risulta insensato cercare la via “meno pericolosa e più sicura”, che è semplicemente quella più percorsa e affollata.
L’esempio degli altri però non deve essere scartato. Imparare dai propri errori è importante, da quelli degli altri è meglio. Bisogna osservare i percorsi di vita degli altri, analizzare le loro esperienze, così da riuscire a ridurre il proprio campo di incertezza.
La vita forse, può essere paragonata ad un viaggio in barca come già fatto intendere, ma ciò sarebbe gravemente riduttivo. E’ una barca sì, ma una di quelle dei luna-park, da cui nessuno vuole scendere, non si desidera la fine del giro, analogamente nella vita non bisogna solo immaginarsi un obiettivo e perseguirlo, poiché se ciò costa troppo sforzo si fallirà inesorabilmente. Il vero senso di gioia e di libertà, ciò che ci permetterà di giungere al traguardo, si trova nel tragitto stesso e la chiave è amare il percorso.

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