Ogni mattina mi alzo e guardo l’immensità del mare fuori dalla mia finestra. Lui che non ha limiti, non ha confini e io che mi sento così chiusa negli schemi della vita di tutti i giorni. Da quanti anni esiste il mare? Noi umani abbiamo così poco tempo e dobbiamo gestirlo nelle varie attività, ce ne resta così poco per vivere davvero. Tutti ci proviamo a impiegare quel poco spazio temporale che ci è donato nel modo migliore, per essere felici. Ma quanto dura la felicità? Una volta un’Alice che tutti conosciamo chiese a un suo amico, un coniglio bianco, un personaggio decisamente fuori dagli schemi, quanto durasse “per sempre” … Lui rispose “a volte anche solo per un secondo”. Il tempo ci inganna o siamo noi a illuderci di averlo sotto controllo?
Ancora una volta mi affaccio e guardo il mare, le sue onde che impetuose si infrangono contro i piccoli scogli e non si fermano mai. Il vento, la pioggia, il sole, nulla ferma quella distesa enorme di speranze e pensieri. Tutti noi lasciamo una parte dei nostri desideri intimi nel mare, chi lancia una bottiglia con una lettera e chi lo guarda fino a vedere quasi l’aldilà. Io nel mare ci misi le ceneri di mio nonno e tanti sogni, perché nel cassetto prendevano troppa polvere, lì dentro invece, potranno raggiungere anche l’altra parte del mondo.
Come diceva Shakespeare in uno dei suoi più famosi sonetti “Like as the waves” le onde implacabili del mare ci ricordano lo scandire del tempo che, proprio come dicevano gli stoici, scorre come un fiume, accompagnando chi lo segue, ma travolgendo chi gli si oppone. Allora io mi lascio andare in questo mare immenso, mi lascio trasportare dalle onde senza perdere di vista la costa, come quando ti metti a pancia in su e aspetti di essere cullato, ma con la coda degli occhi spii la sabbia oro illuminata dal Sole per poter tornare a riva. Non voglio perdere di vista il presente mentre mi proietto nel futuro piena di sogni, perché se perdi la costa il mare è solo acqua, come una grande pozza, invece guardarlo con il sole che scende all’orizzonte e con un magico paesaggio attorno ti fa sentire al sicuro, in un posto un po’ speciale.
In questo mare nacque Afrodite e se il mare ha fatto nascere la Dea dell’amore cos’altro può fare di più grandioso? L’amore è il miglior dono che la vita ci fa ancora prima di venire al mondo, come potrebbero due genitori avere una voglia matta di prendersi cura di un bambino che non conoscono se l’amore non fosse incondizionato. L’amore va oltre ogni barriera, non ha limiti né confini e addirittura si prende tutto il tempo prima che noi possiamo rendercene conto. Le onde portano via tutto ciò che trovano, gli fanno fare mille giri e se lo passano tra loro, ma il mare si tiene stretto tutto ciò che ha catturato dalla riva. Allo stesso modo noi entriamo nel vortice dell’amore e del tempo che ci fanno sentire liberi in un immenso mare, ma in realtà ci hanno catturati. Siamo in realtà divorati dal tempo e per quanto nella modernità ci siamo impiegati per metterlo a tacere e controllarlo con orologi, macchine enormi, lui va avanti… La verità è che ci siamo illusi di chiudere il tempo in due lancette, ma arriva il momento in cui l’orologio si rompe, noi abbiamo inventato dei numeri per organizzarlo e lui invece è soltanto istanti e ci batte ancora. Non scopriamo mai la vera natura di esso, quando siamo felici ci sembra brevissimo e quando ci sentiamo il mondo addosso ci appare infinito… E solo alla fine di questa vita capiremo che noi, provando a controllarlo, ci siamo incatenati con lui.
Mentre proviamo a orientarci nel mare temporale, l’amore, le esperienze della vita ci travolgono un’altra volta e allora capiamo che non possiamo correre contro le onde, ma semplicemente evitarle sulle nostre piccole navi. L’incertezza è sicuramente una caratteristica del marinaio che
vede nascere l’onda poco prima che essa possa scagliarsi sulla sua piccola truppa. In questo periodo di difficoltà mi sono sentita come Nemo disperso in quella che doveva essere la sua casa, ma questa pandemia non ci ha solo cambiato le carte in tavola, ma ci ha completamente stravolto i giochi. Non siamo più stati in una difficoltà alla nostra portata, noi umani non fermiamo le onde, non fermiamo il tempo e non possiamo nemmeno fermare un mostro invisibile, possiamo solo schivare i pericoli che sono troppo più grandi di noi.
La pandemia ci ha costretti a fermarci davvero e semplicemente aspettare e rispettare gli altri. Chi ha potuto studiare un vaccino, chi ha potuto curare i malati c’è stato, obbligato ad agire come un eroe greco che è costretto a fare delle scelte e avere un ruolo. Il nostro compito per una volta era solo aspettare, una richiesta banale no? In questa tempesta non abbiamo potuto cambiare barca, né avere nuovi compagni. Alcuni di quelli che avevamo sono caduti nel mare e non potevamo buttarci con loro, perché le onde erano troppo forti. Ma come possiamo stare calmi e fermi in una tempesta? Uno solo nella storia ci è riuscito sulla sua barca con pochi seguaci a stare calmo in mezzo al mare agitato, ma sapeva di avere dalla sua parte Dio onnipotente…
Dopo le botte sulla nostra barchetta, la paura di vedere altri compagni cadere e di cadere noi stessi, la tempesta sembrava placata, pieni di ferite e con il sole dell’estate noi avevamo le braccia piene di sangue e di sale; si sa che l’acqua salata e le ferite fanno male insieme. Allora quando il sole, caldo e accogliente, sembrava averci dato una tregua, è tornata la pioggia. Nessuno, però in quel tempo di pausa è arrivato a riva cercando nuove barche e nuovi compagni… Tutti ci siamo goduti il mare illuminato dalla luce, con i suoi riflessi e le sue onde calme. Quando la tempesta è tornata, forte, carica di tutto quello che non aveva portato in estate, noi un’altra volta siamo stati impreparati, in mezzo al mare e soli.
Ripensare il futuro non significa mangiare a colazione pessimismo e demoralizzazione, tutt’altro, significa organizzare le proprie navi e il proprio equipaggio, non perché il male sia proprio lì ad aspettare noi, ma semplicemente perché la vita è una roulette e non sai mai che numero uscirà. Le difficoltà e i momenti di quiete si alternano e fermarsi dopo una tempesta sperando che non pioverà mai più è come smettere di studiare dopo una verifica credendo non ce ne saranno altre più avanti.
Quando racconto le mie giornate ultimamente non so come spiegarlo alle persone che per tre quarti della giornata guardo il mare. A volte mi sembra perfino che sia lui a fissarmi a volermi toccare e poi non riuscire ad arrivare a me con le sue onde. A volte vorrei avere il potere del mare, di catturare le persone che poco entrano in me e tenerle egoisticamente strette, altre volte invece vorrei solo sfiorare le dita sulla sabbia delle persone che fanno un passo verso di me solo per ammirarmi. Il mare allora è davvero un binomio di amore e tempo, lui è amore finché non ti avvicini troppo, ti sfiora e ti accarezza, ma appena arrivi dove non tocchi, si agita e in un attimo ingoia tutti senza esitazione.
Una volta sentii una persona saggia dire a un’altra molto triste “Se credi di essere stufo di questa vita vai nel mare con un salvagente vicino, staccati da esso e lasciati andare vedrai che lotterai con tutto te stesso per restare a galla e riafferrare quel salvagente”. Il tempo è crudele con noi,
se ci lasciamo andare sembra volerci inondare le giornate, ci vuole togliere tutto quello che abbiamo, ma noi inconsapevolmente ogni giorno lottiamo per non annegare.
Come in una tragedia greca, come se un destino avesse scelto per noi ci siamo trovati in mezzo a questa pandemia, a questo anno che non ci sembra reale e se Machiavelli credeva che la storia i ripete, che i comportamenti umani hanno una schematicità e che all’incirca possiamo prevedere l’uomo, io credo proprio che l’uomo sia l’essere più imprevedibile di questo mondo. Non ci sono schemi, non ci sono leggi universali, quando la vita ti cambia le carte e ti capita un giro sfortunato non apri nemmeno al terzo giro di scala 40 e io personalmente se non apro al terzo giro sento che ho già perso e corro in piscina per interrompere il gioco. Vorrei esattamente interrompere tutto, correre in acqua e farmi seguire da chi sta giocando con me, lasciare sotto all’ombrellone le carte nella speranza che il vento non se le porti via. Ma la vita non è un gioco, non c’è il RESTART e nemmeno lo STOP…
In questa tempesta come facciamo ad arrivare a riva per giocare a carte? Come si esce e quando arriviamo? Dov’è Google Maps che ti dice con quella voce metallica che mancano 15 minuti alla fine del viaggio? Forse l’uomo non è mai uguale e cambia sempre, ma una cosa di sicuro la vuole sapere: la fine. La fine di tutto, perché nella nostra vita sperimentiamo inizi e fini e se i finali tardano ad arrivare, anche nelle cose belle, siamo noi a cercarli, siamo abituati che tutto prima o poi scompare, come la vita…
Il tempo che, seppur faticoso, può essere usato per imparare qualcosa dalla vita: la pazienza e il rispetto.
Il mare che ci insegna a non accomodarci quando le acque si calmano.
L’amore che è l’unico motivo per cui questa pandemia non ci ha annientati mentalmente. Le ferite sono state allontanate dal sale che bruciava, la compagnia di chi è rimasto ben attaccato alla barca con noi non ci ha fatti annegare e infine la speranza ci ha tenuti qui a un passo dagli abissi e a un millimetro dai nostri sogni nel cielo con le morbide nuvole.
Dobbiamo solo prenderci cura del tempo, del mare e dell’amore, il resto verrà da sé; come diceva il mitico Dante INFINE USCIREMO A RIVEDER LE STELLE…