Futuro: corso del tempo successivo al presente, quanto dovrà accadere. Una foglia che cade, il semaforo che diventa verde, un fiore che appassisce… non sai mai quando avverrà. Fin da bambini noi cominciamo a pensare al futuro: all’età di cinque anni volevamo diventare astronauti, a otto anni volevamo diventare delle rockstar famose e a dieci dei veterinari, ma ora siamo cresciuti e nessuno capisce che non scherziamo quando diciamo che non abbiamo la minima idea di quello che vogliamo diventare da grandi. Noi adolescenti passiamo ore, migliaia di ore, a non fare niente, a cercare di piacere agli altri, a comprare vestiti che costano di più di quel che mangiamo, ma soprattutto ore su ore a studiare, cose inutili o cose utili, qual è la differenza? Cose che in ogni caso non ci ricorderemo mai e così ci ritroveremo tra dieci anni senza sapere fare nulla, perché anziché fare qualcosa e pensare con la nostra testa, abbiamo passato pomeriggi a imparare una lingua parlata tremila anni fa. Così, mentre il prossimo Zuckerberg cambierà il mondo a vent’anni senza nemmeno aver finito l’università, noi continueremo a studiare, a spendere i soldi dei nostri genitori facendo cose senza senso; cerchiamo di rimanere sempre in giro, ci agitiamo, sudiamo, perché finché ci muoviamo abbiamo l’illusione di non stare fermi, ma in realtà non stiamo andando avanti, stiamo andando indietro, siamo convinti di saltare verso il cielo e non ci accorgiamo che in mezzo c’è il soffitto. Essere adolescenti è così complicato, la nostra testa è piena di problemi, di ricordi, di paranoie e molto altro. Era così bello qualche anno fa, la scuola, gli amici, le feste, l’estate… adesso è tutto uno schifo. Questo maledetto virus ci sta privando di ogni cosa, i giorni sono tutti uguali, ormai abbiamo perso pure la cognizione del tempo, che giorno è? lunedì? venerdì? cosa cambia? In qualunque caso devi stare davanti al computer cinque ore ad ascoltare un professore che spiega e si lamenta se non intervieni durante la lezione, mangi da solo perché i tuoi genitori sono al lavoro, al pomeriggio stai altre tre o quattro ore davanti allo schermo per fare i compiti, spegni tutto e studi, tornano a casa i tuoi e mangi, anche se non hai finito di studiare ti metti a chattare con i tuoi amici e ti addormenti chissà a che ora del mattino… poi ricomincia tutto. È tutto così monotono, tutto così stressante, tutto così difficile. È difficile essere adolescenti in questi tempi, la nostra mente è abbastanza piena per pensare anche al futuro, pensare se seguire le orme del padre ed andare a lavorare nell’azienda di famiglia oppure inseguire il proprio sogno. Adesso noi abbiamo pensiamo solo com’era il mondo prima, senza mascherine, senza distanze, quando davvero andava tutto bene, quando l’unica preoccupazione era come vestirsi per andare alla festa di sabato sera, quando in classe si poteva parlare per tutta la lezione con il compagno di banco, quando a scuola chiedevi di andare in bagno e invece ti facevi un giro alle macchinette, quando andavi ai concerti, quando le sere d’estate stavi in giro fino al mattino, quando avevi voglia di fare una marea di cose, quando si poteva vivere. Il futuro è un concetto troppo complicato, è quella parte della vita che non vorresti raggiungere mai perché futuro significa crescere, diventare grandi, ma noi non abbiamo ancora vissuto gli anni migliori, quelli che si ricordano per sempre, quelli del primo bacio, della prima volta, dei pianti e delle risate, delle rose regalate, delle sigarette nascoste, delle notti in bianco a pensare a lui o a lei, gli anni della libertà. In molti paragonano la vita ad un libro, ognuno scrive il suo giorno per giorno, ma come si fa ad andare avanti a scrivere se la vita si è fermata? Non si può passare dall’inizio alla conclusione, ci deve essere lo svolgimento di mezzo, quindi come pensate che noi riusciamo adesso a pensare al futuro se non stiamo vivendo nemmeno il presente? Perché vivere non è il cuore che batte ma è ciò che ti fa battere il cuore